Mammachepazienza

Sono una donna alla ricerca di un figlio e già che ci sono alla ricerca della felicità.

venerdì 29 maggio 2015

Ritorni

Ieri, in braccio al suo papà, vestito con una saloppette a quadretti bianchi e celesti con il cappellino coordinato, con la coscia morbida nuda, con il suo sorriso più allegro, l'Amore di mamma ha varcato la soglia di un posto importante: la clinica di fertilità dove tutto ebbe inizio.

Ieri, ho varcato anch'io quella soglia, ho risentito un odore buono che però mi ha riportato a momenti duri e il mio stomaco lo ricorda, il mio sorriso svanisce. Quante ore ho trascorso lì, due anni in cui ho vissuto con il fiato sospeso, anni in cui ho messo da parte la mia vita per poter realizzare il sogno più grande. Anni in cui ho dimenticato chi ero prima, cosa facevo, quali fossero i miei interessi.
Ho vissuto per ottenere una gravidanza e per avere tra le braccia il mio bambino.
Sono felice adesso, però se mi giro a guardare questo passato recente mi sale la rabbia e penso che non è giusto dover soffrire tanto, che non è giusto dimenticarsi degli amici, del lavoro, delle passioni per un unico obiettivo. Eppure accade, e si soffre dinanzi ad un negativo, ad un trattamento fallito, si piange, ma, un po' ammaccate ci si rialza e si va avanti.

Ieri, ero una donna piena con al lato un uomo e il nostro bambino. Il ginecologo è stato felicissimo di conoscerlo, lo ha abbracciato, mi ha abbracciata. Io amo quell'uomo, ma questo lo sapete già.
Abbiamo parlato del piccolo, di come sia difficile crescere i figli, del mio stato di salute, del parto, degli embrioncini congelati. Mi ha consigliata di godermi la maternità e quando vorrò un altro figlio di provarci qualche mese spontaneamente e se non arrivasse di tornare da lui.
Ho anche scoperto che gli embrioni scongelati si possono tornare a congelare, insomma non è come con il cibo!!

Ieri, c'era una coppia nella sala d'aspetto. Erano seduti vicini vicini, quasi lo stare uniti potesse scaldare i loro corpi stanchi. Erano giovani, lei era orientale, lui stringeva il casco di una bici. Avevano paura, erano tristi e stanchi. Erano addolorati, erano nel tunnel della riproduzione assistita. Erano noi, un anno e mezzo fa. Il divanetto di pelle nera sulla quale erano seduti sembrava immenso per loro due, scomodo e freddo, come l'attesa di un figlio che non arriva.
Ho sperato che la presenza di mio figlio coccolato dalle segretarie sia stata vissuta come un messaggio di speranza: Succede. Arrivano. Eccolo un bambino della scienza, eccolo il frutto nato dal dolore. Anche voi, domani, porterete il vostro bimbo un po' orientale qui e darete speranza all'ennesima coppia che trascina su questo divanetto gelido la propria stanchezza, la propria speranza, il proprio dolore.

Mio figlio ha sorriso tutto il tempo. Sì amore, sorridi, perchè sei il frutto di un lavoro immenso, sorridi perchè la vita ti è venuta a cercare, ti ha scelto, ti ha coccolato. Sii sempre felice, amore grande, perché dietro ogni lacrima della mamma c'era già il sole della tua vita.






3 commenti:

  1. Che bel post... Oggi il mio "figlio della scienza" ha compiuto 6 mesi... Mi piacerebbe tornare nel centro pma per presentare il mio bimbo a dottori e infermiere, ma mi frena il pensiero di essere "fuori luogo". Invece, hai ragione, la presenza di un bambino in un luogo del genere dovrebbe portare solo speranza!
    La vita ti è venuta a cercare... Che frase meravigliosa

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  2. Ciao cara, che bel post hai scritto.
    Mi salgono le lacrime, per la gioia che mi hai trasmesso e l'empatia per quella coppia.
    Io che sono ancora nella fase panza... mi trovo a pensare a com'ero... a guardare e a capire "chi c'è dentro".

    Bello questo momento che hai vissuto e lo spirito giusto con cui lo hai giudicato.
    Un abbraccio grande
    Bia*

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